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WOW Festival Napoli: Voci Autentiche, dalle Radici al Futuro

Nel Real Albergo dei Poveri, in quell’imponente edificio che da oltre due secoli custodisce la memoria e l’architettura di Napoli, si è svolta, dal 16 al 18 ottobre 2025, la quarta edizione del WOW Festival - Walk The Talk, targata Napoli AutentiCITTÀ. Un’iniziativa patrocinata dal Comune e sostenuta dall’Assessorato alle Pari Opportunità, inserita nel programma ufficiale delle celebrazioni Neapolis 2500.


Nel cuore della città, tornare alle radici è apparso come un movimento in avanti, la possibilità di costruire imprese, carriere e relazioni restando fedeli a sé stesse, ai propri valori, alla propria identità culturale. Perché oggi l’autenticità non è un concetto etereo, ma è una leva di cambiamento, la più potente forma di leadership e di marketing femminile.


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In un tempo in cui la comunicazione tende a levigare le differenze per fabbricare immagini standardizzate, il festival, dunque, ha ribaltato il paradigma. Ha ricordato che nessuna immagine, personale, professionale, imprenditoriale, può fondarsi unicamente sui trend. Il brand più forte, infatti, non può nascere soltanto dal desiderio di piacere, quanto dalla consapevolezza di chi siamo,di ciò che siamo state, di ciò che siamo, e di ciò che ancora desideriamo diventare.

 

A guidare questo percorso, con passo sicuro, è Marianna Penna, fondatrice di WOW Women of Worth, società con sede a Londra e basi operative a Napoli e Milano. Il suo obiettivo è sostenere le donne interessate a sviluppare attività imprenditoriali, ispirandosi a un ponte culturale e di business tra Regno Unito e Italia, con particolare attenzione a un marketing più umano e sostenibile, mettendo al centro il benessere psicofisico della donna.

 

Ideatrice e anima del festival, Marianna ha voluto che questi tre giorni fossero casa e laboratorio, un luogo dove imprenditoria e narrazione si fondessero in un’unica domanda, “come si costruisce una vita, professionale e personale, a partire dalla verità di sé?”



Per questo, giovedì 16 e venerdì 17 Ottobre hanno spalancato le porte dell’esperienza. Laboratori di scrittura e voce, workshop di creatività e di impresa, percorsi di scoperta personale e di comunità.


Sabato 18 Ottobre, la chiusura. Una giornata densa di dialoghi e slanci, di parole che toccavano la pelle, con protagoniste di eccezione come Laura Valente, direttrice artistica delle celebrazioni Neapolis 2500, ed Emanuela Ferrante, assessore allo sport e alle pari opportunità, Annamaria Meterangelis, Davide Rea, Federica Flocco, Piera Di Stefano, Patrizia Visone, Tania Castellaccio, Rosa di Matteo, Marianna Patricelli, Marinella Carangio, Mariarosaria De Rosa, Nui Laukaikul (Tailandia) e Indre Butkeviciute (UK, Lituania, Italia). Non la somma di interventi, ma una comunità che impara a raccontarsi.

 

Ogni panel ha avuto il suo linguaggio, ogni protagonista la sua storia. Imprenditrici, artiste, manager, formatrici, donne provenienti da paesi e percorsi diversi, le voci si sono incontrate e alternate in una conversazione profonda, rivelando una verità semplice e potente, la leadership autentica non omologa, ma racconta e racconta non solo di business, ma di radici, di ferite, di memorie. Di nomi restituiti al proprio senso.E così, passo dopo passo, l’autenticità è diventata la vera protagonista, senza mai retorica, ma consostanza, mentre il Real Albergo dei Poveri con le sue mura antiche custodiva la vibrazione dei dialoghi, i respiri delle donne che parlavano di ponti tra Napoli, Milano, Londra ed oltreoceano fino alla Tailandia, di contaminazioni culturali, di reti femminili che non competono ma si sostengono.Si è parlato di futuro e di responsabilità, di imprese capaci di crescere senza rinnegare la memoria, di strategie che non tradiscano l’etica, ma anche di violenza di genere e di sport, di psicologia, di numeri, di economia, un’economia che si deve ricordare di essere, prima di tutto, umana.


Inoltre progetti nati in collaborazione con realtà locali, come Puteca Celidonia, hanno mostrato quanto la cultura del fare possa intrecciare artigianato, formazione e responsabilità sociale, restituendo al lavoro la sua dignità originaria di gesto umano e narrativo.

 

Quando le luci si sono abbassate e il festival ha lasciato la sua eco nei cortili, ciò che restava non erano slide o appunti, ma un sentimento di possibilità. La possibilità di fare impresa senza perdere il proprio nome. Di essere visibili senza svendersi. Di costruire una reputazione che duri, perché nutrita di ragioni civili e affettive.

AutentiCITTÀ ha trasformato un luogo della storia in una fucina di futuro, spingendo chi c’era a non chiedersi soltanto come comunicare, ma cosa comunicare, perché e per chi.E grazie alla visione di Marianna Penna, il festival ha mostrato che un altro modo di fare marketing,più umano, più radicato, meno ansioso di piacere, non è solo possibile, ma è già cominciato.

 

 
 
 

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